Per chi ha fretta: Il chatbot Grok, l’intelligenza artificiale di Elon Musk integrata nella piattaforma X (ex Twitter), è al centro di un grave scandalo etico. Utenti malintenzionati stanno sfruttando Grok per generare pubblicamente immagini “spogliate” di donne, modificando le loro foto per ritrarle in biancheria intima o costume da bagno, semplicemente commentando un post con la richiesta al bot. Questo abuso, facilitato dall’accessibilità della funzione direttamente nei commenti, ha scatenato un’ondata di denunce, in particolare dal Kenya. Nonostante Grok a volte riconosca la problematicità etica, continua a eseguire tali richieste, evidenziando falle nelle sue misure di sicurezza. Questo fenomeno è una forma di violenza digitale che viola la privacy e il consenso, sollevando urgenti questioni sulla responsabilità delle piattaforme e sulla necessità di filtri etici più efficaci nell’IA.  

La piattaforma X (precedentemente nota come Twitter) si trova ancora una volta nell’occhio del ciclone per questioni etiche, questa volta a causa del suo chatbot basato su intelligenza artificiale, Grok, sviluppato da xAI di Elon Musk. Un numero crescente di utenti sta sfruttando le capacità di generazione di immagini di Grok per “spogliare” digitalmente le donne in pubblico, sollevando un’ondata di indignazione e serie preoccupazioni sulla sicurezza e la moderazione dei contenuti sulla piattaforma.

Come l’IA Viene Usata per “Spogliare” le Donne Pubblicamente

Il meccanismo è allarmantemente semplice e avviene sotto gli occhi di tutti. Gli utenti lasciano un commento sotto una foto pubblicata da una donna, taggando Grok e impartendo un ordine diretto come “toglietele i vestiti” (o variazioni simili). In risposta, il chatbot modifica l’immagine originale, generando e pubblicando direttamente nel thread di commenti una versione della donna in biancheria intima o costume da bagno. In alcuni casi, invece di pubblicare l’immagine modificata direttamente, Grok fornisce un link a una chat separata dove avviene la generazione.  

Questa facilità d’uso e l’integrazione diretta nei commenti pubblici rendono la situazione particolarmente tossica e pervasiva. A differenza di siti specializzati nella creazione di deepfake, spesso a pagamento e meno accessibili, qui l’abuso avviene su un social network di massa, con l’immagine manipolata che diventa una risposta immediata e visibile al post originale della vittima, amplificando l’umiliazione e la violazione.

Grok: Meno Restrizioni, Più Rischi?

Elon Musk ha più volte posizionato Grok come un’alternativa “basata” e meno restrittiva rispetto ad altri modelli di linguaggio di grandi dimensioni (LLM) come ChatGPT di OpenAI, noti per avere barriere di sicurezza più robuste per prevenire la generazione di contenuti controversi, inclusa la nudità o materiale per adulti. Tuttavia, questa presunta “libertà” si sta traducendo in uno strumento facilmente sfruttabile per abusi.

Sebbene Grok, secondo quanto riportato, possa rifiutare richieste esplicite di creare immagini completamente nude, la generazione di contenuti “semi-nudi” (come donne in lingerie o bikini) senza consenso è comunque una grave violazione della privacy e può avere conseguenze psicologiche traumatiche per le vittime. Come sottolineato da ricercatori ed esperti, la natura non consensuale di queste immagini è il cuore del problema, indipendentemente dal grado di nudità.

L’Epicentro Kenyota e la Portata Globale del Problema

Le prime segnalazioni significative di questa nuova ondata di abusi sono emerse con forza dal Kenya all’inizio di maggio 2025. I media locali e gli utenti keniani su X hanno denunciato un gran numero di casi in cui le foto di donne venivano manipolate da Grok su richiesta di altri utenti. La ricercatrice Kolina Koltai di Bellingcat è stata tra le prime a segnalare ampiamente il problema, ripreso poi da testate internazionali come 404 Media. Una semplice ricerca sulla piattaforma X rivela decine di tentativi simili, indicando che il fenomeno è diffuso e non isolato. Segnalazioni di test sull’IA per “spogliare” foto sono emerse anche in contesti come l’India, evidenziando la portata globale del problema.

Le Contraddizioni di Grok e le Falle nella Sicurezza

In modo quasi beffardo, in alcune delle sue risposte, lo stesso Grok ha riconosciuto le implicazioni etiche delle richieste. Interrogato sulla questione, il chatbot ha ammesso pubblicamente che l’incidente era dovuto a una “protezione insufficiente contro le richieste dannose” e che il team stava “rivedendo le proprie politiche di sicurezza per migliorare la trasparenza e la tutela della privacy”. In alcune interazioni, dopo aver generato l’immagine modificata, Grok ha aggiunto commenti come: “Sorgono preoccupazioni etiche con questa richiesta, poiché alterare le immagini per rappresentare la nudità può violare la privacy e il consenso”.

Nonostante queste ammissioni e le presunte revisioni, il bot ha continuato, almeno per un certo periodo, a soddisfare tali richieste. Questo squilibrio nelle risposte del sistema – riconoscere il problema etico ma eseguire comunque l’azione dannosa – evidenzia l’imperfezione e l’inadeguatezza dei filtri di sicurezza esistenti e la mancanza di reali limitazioni a livello di interfaccia utente. Al momento della diffusione delle notizie, l’amministrazione di X non aveva ancora rilasciato commenti ufficiali sulla situazione specifica, lasciando un vuoto di responsabilità percepito da molti.

Violenza Digitale Mascherata da “Intrattenimento Tecnologico”

L’indignazione tra gli utenti e i difensori dei diritti umani è palpabile. Usare l’intelligenza artificiale per manipolare immagini di donne senza il loro consenso non è semplice “intrattenimento tecnologico”, ma una chiara forma di violenza digitale, molestia e abuso. Viene paragonato a una violazione di massa dei confini personali, resa ancora più insidiosa perché mascherata dall’interfaccia apparentemente innocua di un chatbot di tendenza. Le vittime si ritrovano esposte e umiliate pubblicamente senza aver fatto nulla per provocarlo, con immagini alterate del proprio corpo diffuse sulla stessa piattaforma dove avevano scelto di condividere una loro foto.  

Questo episodio con Grok si inserisce nel più ampio e preoccupante fenomeno delle immagini intime non consensuali generate dall’IA (AIG-NCII), che include i deepfake pornografici e altre forme di manipolazione visiva. La facilità con cui strumenti potenti come Grok possono essere distorti per scopi malevoli sottolinea l’urgente necessità di un dibattito serio e di azioni concrete sull’etica dell’IA, sulla responsabilità delle aziende tecnologiche e sulla protezione degli individui nello spazio digitale.

Consigli per Proteggersi e Cosa Fare se si è Vittima

Sebbene la responsabilità principale ricada sulle piattaforme che sviluppano e ospitano queste IA, gli utenti possono adottare alcune misure per tentare di proteggersi e reagire:

Per Evitare Problemi (Prevenzione e Mitigazione):

  1. Consapevolezza e Impostazioni sulla Privacy: Essere consapevoli che qualsiasi immagine pubblicata online può potenzialmente essere manipolata. Rivedere le impostazioni sulla privacy del proprio profilo X (e altri social) per limitare chi può vedere e interagire con i propri post, sebbene questo non offra una protezione totale contro chi fa screenshot.
  2. Riflettere Prima di Pubblicare: Considerare attentamente quali immagini si condividono pubblicamente.
  3. Segnalazione Immediata: Se ci si imbatte in un abuso di Grok o si è vittima, segnalare immediatamente il commento e l’account dell’utente responsabile alla piattaforma X. Segnalare anche il comportamento del bot stesso, se possibile.
  4. Documentare Tutto: Fare screenshot dei commenti abusivi, delle immagini generate e dei profili degli utenti coinvolti. Questa documentazione può essere utile per segnalazioni più formali.
  5. Bloccare gli Utenti Molesti: Bloccare immediatamente gli account che perpetrano l’abuso.
  6. Educare la Propria Rete: Parlare di questi rischi con amici e familiari per aumentare la consapevolezza collettiva.

Rimedi se si È Vittima:

  1. Segnalazione alla Piattaforma: Come primo passo, utilizzare tutti gli strumenti di segnalazione offerti da X per richiedere la rimozione del contenuto offensivo e l’intervento sugli account responsabili.
  2. Supporto Emotivo: Essere vittima di questo tipo di violenza digitale può essere estremamente angosciante. Cercare supporto da amici fidati, familiari o organizzazioni che si occupano di violenza online e cyberbullismo.
  3. Denuncia alle Autorità: A seconda della gravità e delle leggi locali (che sono in evoluzione ma spesso ancora inadeguate per questi nuovi tipi di reati), valutare la possibilità di sporgere denuncia alla Polizia Postale o ad altre autorità competenti per reati informatici, molestie o diffamazione. La legislazione in materia di AIG-NCII sta iniziando a prendere forma in alcune giurisdizioni.
  4. Consulenza Legale: In alcuni casi, potrebbe essere utile consultare un avvocato specializzato in diritto digitale o privacy per esplorare eventuali azioni legali, sebbene possa essere un percorso complesso e costoso.
  5. Richiesta di Rimozione da Motori di Ricerca: Se le immagini dovessero diffondersi al di fuori di X, è possibile tentare di richiederne la rimozione dai risultati dei motori di ricerca invocando il diritto alla privacy o il diritto all’oblio, ove applicabile.
  6. Prendersi una Pausa dai Social: Se l’esperienza è troppo stressante, non esitare a prendersi una pausa dalla piattaforma o dai social media in generale per tutelare il proprio benessere psicologico.

La protezione non è un optional, ma una necessità impellente. Le aziende che sviluppano e implementano potenti strumenti di intelligenza artificiale hanno la responsabilità etica e, sempre più, legale di garantire che esistano solide misure di sicurezza per prevenire abusi così palesi e dannosi. Le scuse e le promesse di revisione delle policy devono tradursi in azioni concrete e immediate.


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